Pensioni marzo più alte: date ufficiali del pagamento con rivalutazione e arretrati, il messaggio INPS

Arriva una precisione da parte di INPS in merito al tema pagamento rivalutazione pensioni marzo e questione arretrati: i dettagli da sapere

Attenzione sempre alta sui tanti aspetti importanti inerenti l’economia, come nel caso delle pensioni di marzo: cosa viene comunicato da INPS nella relativa precisione con la circolare, ecco gli aspetti a seguire.

pensioni marzo
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L’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, mediante una circolare con relativa precisazione, ricorda la percentuale ed informa in merito al fatto che a marzo, rispetto alle pensioni, vi sarà la corresponsione anche degli arretrati.

Arrivano infatti buone nuove per coloro che hanno redditi da pensione maggiori di 2.101,52 euro, (4 volte il minimo). Nel mese di marzo infatti, quest’ultimi riceveranno la rivalutazione della pensione rispetto all’inflazione in asse alle percentuali inerenti la Legge di Bilancio.

Come detto, a precisarlo è proprio l’INPS con la suddetta circolare che si sofferma sulla percentuale e dà informazioni in merito al pagamento degli arretrati.

Coloro che, invece, hanno redditi da pensione sino a quattro volte il minimo hanno già ottenuto l’assegno con maggiorazione del 7.3 per cento da gennaio.

Pensioni marzo, la comunicazione INPS

La questione delle pensioni desta sempre interesse e curiosità, trattandosi di un tema rilevante e che sta a cuore a molti. Non mancano dunque spunti ed approfondimenti, come nel caso del riscatto contributi per aumentarla: periodi, costi, cosa conviene e cosa sapere.

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Per quel che concerne il tema in oggetto, in merito alla rivalutazione, chi possiede un reddito tra le 4 e le 5 volte il minimo, vedrà una rivalutazione dell’85 per cento, del 7.3 per cento ovvero del 6.205 per cento. Coloro invece che hanno un reddito pensionistico tra le 5 e le sei volte il minimo, dunque da 2.626,91 a 3.152,28 euro, vedrà la ricezione del cinquantatré per cento dell’inflazione, pari alla rivalutazione del 3.869 per cento.

Le percentuale della rivalutazione calano via via che aumenta l’importo pensionistico. Arrivano al trentadue per cento della rivalutazione nel caso di coloro che hanno assegni maggiori a dieci volte il minimo. Dunque 5.253,81 euro mensili, col recupero al confronto della crescita dei prezzi del 2.336 per cento.

L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha spiegato anche che al fine della determinazione degli importi totali da prendere a base della perequazione, sono tenute in considerazione le prestazioni oggetto di memorizzazione all’interno del Casellario centrale delle pensioni.

Con erogazioni da vari enti diversi da INPS e per cui viene indicata l’assoggettabilità al regime della perequazione cumulata. E, ancora, le prestazioni erogata dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, tranne le prestazioni a carico delle assicurazioni facoltative. Dunque VOBIS, IOBIS, VMP, IMP, la pensione  amaricò del Fondo Clero ed ex ENPAO (CL, VOST), INDCOM, che si perequano in modo singolo.


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