Titoli di Stato (BOT e BTP) con nuovi rendimenti: si sconta il sollievo per l’inflazione o la preoccupazione la contrazione economica? La verità

Se ci sono tre qualità che si richiedono a una banca centrale è che sia “predictable”, “clear” e “consistent” con il proprio mandato. Prevedibile chiaro e coerente; l’istituto ha alzato i tassi d’interesse dello 0,50%, anticipando che farà altrettanto a marzo.

I mercati hanno così già scontato in anticipo ciò che sarà il costo del denaro nel prossimo mese. Il cambio euro dollaro non ne ha beneficiato e nemmeno il BTP.

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Tutto fa pensare a questo punto al risultato che la comunicazione potrà avere proprio a marzo. Quando la BCE comunicherà il nuovo rialzo dei tassi tutto sarà già come previsto, con un dollaro che rimane sostanzialmente forte a beneficiarne potrà essere la quotazione dei Titoli di Stato sia a breve a lungo termine.

Si tratta di una notizia positiva per gli italiani eccetto coloro che guadagnano dai rendimenti dei maggiori Titoli di Stato. Il messaggio è chiaramente finalizzato a destare la minore volatilità possibile e creare un’aspettativa il più realistica possibile.

In questo contesto il Ministero dell’economia e del Tesoro ha pubblicato il termine per la prenotazione da parte del pubblico per l’asta del 13 febbraio 2023. Dal 9 febbraio fino alle 11 del 10 febbraio 2023 gli operatori professionisti avranno la possibilità di scambiare e finanziare il debito attraverso i corrispettivi Titoli di Stato. Si tratta in questo caso di BOT a breve termine con scadenza a 12 mesi.

Il BOT con durata di 365 giorni ha Codice ISIN ancora da attribuire; si tratta infatti della prima tranche offerta per un valore di 7 miliardi di euro che verrà emessa ufficialmente il 14/02/2023 per scadere lo stesso giorno e mese del successivo anno, il 2024.

A marzo i Titoli di Stato aumenteranno gli interessi o le quotazioni?

Mentre la BCE conferma la riduzione degli acquisti di obbligazioni a partire dal prossimo mese, in assenza di dati macro significativi l’economia nell’Area Euro rallenterà come previsto. Ne emerge ancora un quadro contraddittorio per la correlazione tra Titoli di Stato ed economia; i Titoli di Stato scontano il sollievo della riduzione dell’inflazione o la preoccupazione della contrazione dell’economia necessaria a questo risultato?

Al momento la risposta potrebbe essere quest’ultima a meno che dagli Stati Uniti arrivino sorprese positive. L’unico modo per mettere insieme le due dinamiche è immaginare che l’inflazione resti alta con una BCE che smetta comunque di alzare i tassi in primavera. Ciò spingerebbe gli investitori a pretendere rendimenti più alti e a vendere euro contro dollari.

L’ottismo della Fed per 2023 si scontra con la prudenza della BCE

La BCE può davvero interrompere la stretta monetaria con un’inflazione ancora elevata? La risposta si chiama recessione. Ad essere onesti al momento i segnali non sono ancora troppo manifesti; gli ultimi dati macro segnalano una riduzione del PIL tedesco dello 0,2% nel quarto trimestre del 2022, mentre quello italiano è calato dello 0,1%.

Sta di fatto che dopo il discorso della Lagarde, il mercato starebbe scontando con maggiori probabilità lo scenario di una stagflazione. Diversamente che in Ue i toni concilianti usati dal governatore della Fed Jerome Powell sulle prossime mosse di politica monetaria rassicurano gli investitori e spingono i listini.

Il numero uno della banca centrale USA preavvisa che “probabilmente serviranno altri rialzi tassi”. I dati del mercato del lavoro Usa sono superiori alle attese. Per questo la politica monetaria sui tassi “richiederà un periodo di tempo significativo” per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Nonostante questo, il presidente della Fed professa ottimismo aspettandosi un 2023 di significativo declino dell’inflazione.


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