A partire dal 2029 l’UE ha deciso lo stop alle caldaie a gas: ecco i dettagli da approfondire sulla decisione e alcuni aspetti da sapere al riguardo
Le caldaie a gas potrebbero esser fuori dal mercato sin dal 2020, e ciò a seguito di quanto previsto dal piano RePowerEU.
Si tratta di un piano teso alla riduzione della dipendenza dell’Europa rispetto al gas della Russia, con un divieto che verrà disposto mediante nuovi standard legati alla progettazione eco compatibile immessi all’interno dell’etichetta energetica Ecodesign, che si prevede entro il 2025-26.
Alla nuova etichetta si lega una soglia minima, in merito all’efficenza, del cento quindici per cento, valore questo impossibile da esser raggiunto da alcuna caldaia a gas, idrogeno oppure gasolio. A rientrarvi sarebbero soltanto i sistemi con fonti rinnovabili, le pompe di calore elettriche, oppure a gas e ancora ibride. Inoltre, anche taluni sistemi di co-generazione ad elevata efficienza.
A venir stabilite mediante il piano RePowerEU sono diverse misure tese alla riduzione, rapida, della dipendenza dai combustili fossili. Al contempo, si va nella direzione di una transizione green accelerata, accrescendo nello stesso tempo la resilienza del sistema energetico dell’Unione Europea. Mediante Ecodesign vi è l’ingresso immediato nel merito dei nuovi vincoli produttivi.
Stop caldaie a gas: la questione combustibili fossili – rinnovabili
Desta dunque attenzione il tema dello stop alle caldaie a gas a partire dal 2029, e stando al capo comparto gas d’Assotermica, che produce apparecchi e componenti per impianti termici di Confindustria, l’impostazione maggiormente corrente riguarderebbe lo stabilire requisiti in direzione dell’impiego di strumento pronti all’uso di fonti rinnovabili.
Valentina D’Acunti infatti ha spiegato che occorre soffermarsi sul come vengono alimentate le caldaie, poiché per quest’ultima è errato pensare che le caldaie siano fatto soltanto per un funzionamento legato ai combustibili fossili. Un altro aspetto poi, si legge su PMI, a sfavore del divieto riguarda, secondo le parole della D’Acunti, il rischio di creare un mercato secondario di apparecchi non efficiente che comunque proseguiranno col restare in svariate abitazioni.
Secondo il capo comparto gas di Assotermica, la soluzione è rendere disponibili tecnologie diverse per le varie tipologie di clienti.
In tal senso, i sistemi ibridi factory made potrebbero rappresentare una opzione intelligente per andare incontro ai vincoli europei. SI tratta di caldaie a condensazione e pompe di calore, con controllo da parte di una centralina unica integrata all’interno del prodotto.
Anche altre associazioni quali Proxigas, Assogasliquidi e Federcostruzioni condividono tale punto di vista. Al pari anche di Ance e Applia Italia. Le decisioni arriveranno in autunno, mentre intanto ad essere attesa è una stagione di intensi dibattiti in merito.