Pensione di reversibilità, i dettagli chiave: chi ne ha (davvero) diritto

Tagli e aumenti, a seconda della rivalutazione. Anche la reversibilità rientra nella revisione del quadro pensionistico del 2023.

La pensione di reversibilità è uno strumento tra i più noti del comparto previdenziale. Il cui riconoscimento è destinato ai familiari di un pensionato al momento del decesso di quest’ultimo.

Pensione di reversibilità
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Lo stesso avviene per i parenti superstiti di un soggetto deceduto ma non ancora titolare a tutti gli effetti di un trattamento pensionistico, anche se in questo caso il riconoscimento avverrà in forma indiretta e solo se il soggetto avrà maturato perlomeno 15 anni di anzianità contributiva o, in alternativa, 5 di anzianità assicurativa e contributiva, tre dei quali nei cinque anni precedenti alla data del decesso. I destinatari del trattamento saranno quindi i familiari più prossimi del beneficiario originale. Nella fattispecie, coniuge ed eventuale prole. Tuttavia, è bene ricordare che la pensione di reversibilità è concessa esclusivamente laddove il beneficiario risultasse, al momento del decesso del pensionato, a suo carico sul piano fiscale. In sostanza, per accedere all’opzione, non dovranno essere in possesso del destinatario i requisiti reddituali stabiliti dall’ordinamento per la definizione di un soggetto come autonomo.

Per il resto, il trattamento non sarà diverso da quanto già previsto dal piano previdenziale per i pensionati. La reversibilità viene di fatto maturata a decorrere dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del titolare originario. La sua natura è prevista nell’ambito del diritto alla solidarietà familiare. Questo, ad esempio, fa sì che il diritto alla reversibilità venga mantenuto anche dal coniuge separato o divorziato, qualora fosse titolare dell’assegno divorzile. Chiaramente, la pensione sarà destinata anche ai figli del titolare, anche adottivi o affidati, se minori o inabili al lavoro. Stesso discorso per gli studenti entro il ventunesimo anno di età, il ventiseiesimo se studente universitario. Inclusi anche gli eventuali nipoti a carico del pensionato, oltre che a genitori, fratelli e sorelle secondo il medesimo requisito.

Pensione di reversibilità, riduzioni e aumenti: cosa aspettarsi nel 2023

Anche se un contribuente dovesse ottenere la pensione di reversibilità, al raggiungimento dei requisiti sarà comunque suo diritto ottenere anche la prestazione previdenziale ordinaria di anzianità. In questo modo, il beneficiario andrà a percepire tanto il trattamento diretto, ossia la pensione Inps, quanto il trattamento indiretto, relativo alla pensione di reversibilità. In linea di massima, è il coniuge a maturare il diritto alla reversibilità, trascorso un mese dal decesso del titolare della pensione. La legge richiede tuttavia la sussistenza di alcuni requisiti, specie se i coniugi avessero già effettuato il divorzio. Ad esempio, assieme alla titolarità dell’assegno divorzile, il beneficiario dovrà dimostrare anche che il rapporto dal quale deriva il trattamento pensionistico sia anteriore alla sentenza di divorzio. Inoltre, dovrà essere accertato che il destinatario della reversibilità non sia nuovamente coniugato. Qualora i requisiti fossero rispettati, l’ex coniuge diverrebbe titolare dell’assegno post-matrimoniale e, congiuntamente, della reversibilità, assieme a tutte le indennità spettanti al coniuge deceduto (ad esempio la rendita Inail).

I tagli

Occhio però alle variazioni degli importi. Il sistema di calcolo con il metodo contributivo, ha infatti posto alcune limitazioni alla cumulabilità tra reversibilità e altri redditi prodotti dal coniuge superstite. Il trattamento resta previsto nella misura del 60% della pensione goduta dal titolare originario (70% per il figlio unico superstite, minorenne, inabile o studente), mentre in caso di prole più numerosa ne spetterà il 40% per ogni figlio qualora il coniuge non ne avesse diritto. L’importo, però, sarà direttamente correlato alla condizione reddituale, in base alla riduzione prevista dell’importo. Ossia, se il reddito fosse superiore a tre volte il minimo Inps, la pensione scenderebbe del 25%. E ancora, del 40% tra quattro e cinque volte superiore, del 50% oltre le cinque.

Gli aumenti

Di contro, la revisione degli importi dovuta alla rivalutazione annuale degli assegni, ha permesso qualche livellamento anche per le prestazioni pensionistiche indirette. A partire dal mese di gennaio, la rivalutazione ha previsto un incremento di circa il 7%.  Per quel che riguarda la reversibilità, per effetto della perequazione ci sarà uno scarto nel trattamento minimo che, da 524,34 euro, passerà a 570 euro. L’applicazione delle riduzioni sul reddito percepito non subirà tuttavia variazioni.


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