Ferie non godute, deve pagarle il datore di lavoro: la decisione che da ragione ai lavoratori

Con l’ordinanza numero 29113, del 6 ottobre 2022, la Cassazione ha deciso che le ferie non godute devono essere pagate dal datore di lavoro.

In base a quanto stabilito dall’ordinamento giuridico italiano, le ferie non godute non possono essere monetizzate in busta paga, ma devono comunque essere fruite dal lavoratore dipendente.

Ferie non godute
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Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito che, nell’ambito dell’impiego pubblico, le ferie possono essere monetizzate in uno specifico caso. La sentenza è stata emessa per risolvere un contenzioso sorto tra un dirigente e un lavoratore.

In quale caso, è possibile monetizzare le ferie non godute?

Ferie non godute e monetizzazione: facciamo chiarezza

In base a quanto stabilito dall’ordinamento giuridico italiano, ad ogni lavoratore dipendente spettano almeno 4 settimane di ferie all’anno. Il periodo di ferie matura durante l’anno solare. Il lavoratore deve fruirne entro il 30 giugno dell’anno successivo al periodo di maturazione.

Di fatto, le ferie rappresentano un diritto irrinunciabile del lavoratore, per questo motivo, non possono essere liquidate neanche su richiesta del dipendente.

La legge prevede due sole eccezioni in cui è possibile monetizzare le ferie non godute:

  • In caso di cessazione del rapporto di lavoro
  • Per le ferie che eccedono il periodo minimo legale.

In questo caso, il lavoratore riceverà la liquidazione del periodo in busta paga sotto la voce “indennità sostitutiva per ferie non godute”.

Il mancato godimento delle ferie, entro i termini previsti dalla legge, espone il datore di lavoro ad una sanzione pecuniaria amministrativa.

Di fatto, la normativa fa ricadere sul datore di lavoro l’obbligo di fruizione delle ferie. È, dunque, compito del datore chiedere al lavoratore (in forma scritta) di assentarsi per godere delle ferie maturate.

Nel caso in cui il datore non chieda al lavoratore di fruire delle ferie, egli è sanzionabile con un’ammenda che va dai 100 ai 600 euro.

Se tale violazione riguarda più di 5 dipendenti o si verifica per 2 anni, l’ammenda ha un valore compreso tra 400 e 1.500 euro.

Nel caso in cui il fenomeno dovesse interessare più di 10 dipendenti e dovesse verificarsi per almeno 4 anni, la sanzione pecuniaria da versare è compresa tra 800 e 4500 euro.

Monetizzazione delle ferie: cosa ha deciso la Cassazione

In una recente ordinanza della Corte di Cassazione i giudici si sono espressi in merito alla fruizione delle ferie non godute nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico.

Con l’ordinanza del 6 ottobre 2022 è stato risolto un contenzioso relativo alla perdita del diritto alle ferie, con l’erogazione dell’indennità sostitutiva. Considerando del diritto alle ferie annuali retribuite dirigenti pubblici è irrinunciabile, la Corte di Cassazione ha stabilito che al momento della cessazione del rapporto di lavoro il dirigente che non ha fruito di un periodo di ferie ha diritto alla monetizzazione delle stesse.

Tuttavia, anche se il datore di lavoro dimostra di aver concesso al lavoratore godere delle ferie prima della cessazione del rapporto, tramite un’adeguata informazione, egli non perde tale diritto.

In sostanza, nel caso specifico, il contezioso è nato, perché il datore riteneva di non dover monetizzare il periodo di ferie, dal momento che il lavoratore si era rifiutato di goderne durante il periodo di attività lavorativa. Ma i giudici hanno deciso che il datore è tenuto ugualmente a monetizzare le ferie non godute.

Dunque, la suddetta sentenza conferma la normativa in vigore, permettendo al lavoratore di monetizzare le ferie in caso di cessazione del rapporto.


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