BTP Italia alla prova dei rendimenti; la variabile dell’inflazione sosterrà ancora la cedola? La risposta non è scontata

Nonostante le crescenti prove a sostegno delle previsioni di recessione, il mercato azionario rimane contrastato. I trader attendono in posizione i nuovi dati sull’inflazione.

Già con queste prospettive i Titoli di Stato hanno cessato di conseguire nuovi record dei rendimenti.

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Gli investitori si trovano quindi nella situazione di dover evitare il crollo delle cedole dovuti a una potenziale ripresa. A mettere sull’attenti coloro che hanno in portafoglio obbligazioni indicizzate come i BTP Italia è l’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea che mostra l’inflazione annuale dell’area dell’euro calare all’8,5% a gennaio, rispetto al 9,2% di dicembre.

È un segnale importante che il picco è stato probabilmente superato con poche buone nuove sul medio lungo termine per i BTP Italia. Il Titolo di Stato ha una cedola pagata semestralmente e ha in particolare il vantaggio di avere un rendimento correlato all’inflazione.

L’inflazione è la variabile chiave con cui si confrontano gli investitori che puntano sul reddito fisso in questi mesi. Questo è ancor più vero sui BTP Italia; nell’ultimo anno i prezzi al consumo sono saliti con l’impossibilità di investire senza tenere in considerazione l’effetto negativo sul rendimento finale. Su questo Titolo particolare gli interessi maturati aumentano e diminuiscono in base all’inflazione che con il correttivo dell’indicizzazione, con un correttivo che ne compensa gli effetti.

I BTP Italia sono sottoscrivibili sul mercato secondario e quindi tramite banche e intermediari finanziari. Le caratteristiche tecniche dei BTP Italia sono le seguenti:

  • Durata: da 4 a 8 anni.
  • Tasso reale annuo minimo garantito del 1,6%.
  • Cedole semestrali calcolate sul capitale rivalutato.
  • Rivalutazione del capitale in base all’inflazione ogni sei mesi.
  • Capitale nominale garantito a scadenza, anche in caso di deflazione.
  • Premio Fedeltà pari al 4 per mille lordo sul valore nominale dell’investimento.

Per questi motivi il BTP Italia non teme in modo particolare la deflazione, la cedola minima garantita può supportare il rendimento anche nell’attuale scenario fino a scadenza. La sicurezza di ciò è dato dal fatto che per le sue caratteristiche tecniche il BTP Italia pagherebbe la rivalutazione sull’interesse minimo fino al caso di un inflazione uguale a 0. Un evento comunque altamente improbabile e fuori dall’obbiettivo della BCE del 2%.

BTP Italia: come calcolare la cedola e valutare l’effetto della deflazione

Anche nell’attuale scenario la prossima cedola sarà calcolata moltiplicando il tasso cedolare annuo per il capitale rivalutato. Se l’inflazione scenderà ancora allora anche la sua prossima cedola sarà di importo inferiore rispetto all’importo di dicembre, calcolata in base al capitale rivalutato al momento e moltiplicato per il tasso fisso.

Per questo si dice che il BTP Italia è protetto dalla deflazione; il rendimento non può essere inferiore al minimo garantito dal tasso annuo.

Le prospettive economiche dei prossimi mesi

Per capire quali sono le prospettive dei prossimi mesi, a dicembre si è registrata una debolezza diffusa tra gli indicatori anticipatori di una recessione: deterioramento di mercato del lavoro, industria manifatturiera, edilizia residenziale e dei mercati saranno confermati nei prossimi mesi.

Sebbene sia possibile che qualche cattiva notizia, per il momento le prospettive rialziste sul mercato finanziario continuano a sostenere una parte dell’inflazione. Sembra strano, visto il flusso negativo delle previsioni di recessione e il deterioramento dei dati sugli utili. Tuttavia, storicamente, il mercato anticipa di 6-9 mesi il deterioramento degli utili fino al loro minimo.

In Italia l’inflazione core ovvero al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, sale al +6% in aumento rispetto al 5,8% del mese precedente. Considerando invece quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a 6,2%. Ciò significa che l’inflazione acquisita per il 2023 è pari al 5,3% per l’indice generale e sta venendo sostenuta meno dall’energia e più dai beni di prima necessità.


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