Cartelle esattoriali: rottamazione o rateizzazione ordinaria?

Con la “pace fiscale” introdotta dalla legge di Bilancio 2023 chi ha conti in sospeso col Fisco potrà mettersi in regola seguendo due strade, entrambe percorribili.

Ma non è detto che quella della rottamazione sia sempre preferibile alla rateizzazione ordinaria del debito, ecco perché potrebbe anche convenire la seconda opzione.

Con la nuova manovra di bilancio per mettersi in regola col Fisco si possono percorrere due strade: quella della definizione agevolata (la cosiddetta “rottamazione”) o la rateizzazione delle cartelle.

Entrambe strade percorribili ma con pro e contro da valutare caso per caso da parte del singolo contribuente. Vediamo quali.

Rottamazione delle cartelle: pro e contro della definizione agevolata

Scegliendo di percorrere la strada della definizione agevolata si abbassa il debito residuo. Così facendo vengono meno sanzioni, interessi e aggio. Una possibilità che porta – soprattutto nel caso delle cartelle esattoriali di più vecchia data – ad abbattere il debito in maniera considerevole.

In questo modo si possono regolare i propri conti col Fisco pagando un importo minore accedendo a una rateazione fino a 20 rate trimestrali, vale a dire estinguendo il debito in 5 anni.

Il peso delle rate per rottamare la cartella

Malgrado questo potrebbe non essere alla portata del contribuente rimborsare le rate della definizione agevolata. Infatti le prime due rate (luglio 2023 e novembre 2023) saranno pari a un importo considerevole: ciascuna ammonterà al 10% del debito totale. Questo significa che nel giro di 4 mesi chi ha un debito elevato da saldare dovrà sborsare inizialmente migliaia di euro. C’è anche da dire che poi la strada della rottamazione dovrebbe essere relativamente in discesa: scegliendo il massimo della rateazione le rate successive saranno sicuramente più basse (circa la metà) delle prime due. Essendo trimestrali però saranno comunque di una certa consistenza.

Senza contare che tra la rata che scade tra il 31 maggio e quella che scade il 31 luglio (dal 2024 in poi) passeranno soltanto due mesi e non più tre (quattro invece tra quella di luglio e novembre). Inoltre, altra cosa da aver presente tra i “contro” della rottamazione, è che un ritardo superiore a 5 giorni nel pagamento della prima rata porta alla decadenza del beneficio, e la stessa cosa accade con le rate successive alla prima. Tolleranza zero dunque per chi non riesce a pagare.

Rateizzazione ordinaria, pro e contro

A differenza della rottamazione chi percorre la via della rateazione ordinaria si troverà ovviamente a dover pagare un debito maggiorato da sanzioni, interessi e aggio, dunque una cifra nettamente più elevata. D’altro canto è possibile, per debiti molto alti, pagare fino a 120 rate di uguale importo, spalmando il debito su 10 anni invece che su 5. Anche il peso delle prime due rate di importo maggiorato viene meno, dato che le rate saranno tutte del medesimo importo (dunque più basso).

Anche la tolleranza coi ritardi nei pagamenti delle rate è maggiore nel caso della rateizzazione ordinaria del debito. La rateazione decade soltanto se non si pagano 8 rate (anche non consecutive). Un fatto che dà indubbiamente maggiori possibilità di gestire i momenti di crisi e di insolvenza, saltando una rata e recuperandola non appena c’è la possibilità economica di farlo.


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