Ecco come vengono controllati i nostri conti correnti

Come fa il Fisco a controllare i conti correnti dei contribuenti? Quali strumenti ha a disposizione per lottare contro l’evasione fiscale?

Ecco di quali strumenti dispone l’Agenzia delle Entrate – i cui dati sono messi a disposizione della Guardia di Finanza – per monitorare i conti correnti dei contribuenti.

Innanzitutto il Fisco può controllare il conto corrente attraverso il modello Isee. Dal primo gennaio 2020, con l’avvio della Dsu precompilata in via sperimentale, sono scattati i controlli sui conti correnti dichiarati dai contribuenti. In particolare il Fisco controlla saldo e giacenza media di conti correnti, libretti postali e depositi.

A questo riguardo c’è una novità, contenuta nel messaggio n. 96 dell’Inps del 13 gennaio scorso dove vengono fornite le istruzioni per la compilazione della DSU precompilata ai fini Isee. Il Fisco andrà alla ricerca di omissioni e difformità relative al valore del patrimonio mobiliare complessivo del nucleo familiare. Si tratta di controlli più mirati. Fino ad ora l’incrocio dei dati andava a verificare la corrispondenza tra conti correnti dichiarati e quelli presenti in archivio. Dal primo gennaio la verifica toccherà anche le cifre.

Risparmiometro, cos’è?

Gli altri due strumenti principali per il fisco sono il risparmiometro e la superanagrafe. Permettono di controllare non soltanto i conti correnti delle persone fisiche, ma anche quelli delle società.

Cos’è il risparmiometro? Conosciuto anche come Evasometro, il risparmiometro è un algoritmo col quale il Fisco può verificare la congruità tra i risparmi presenti sul conto corrente e i redditi dichiarati, considerando anche gli anni precedenti oltre all’anno fiscale in corso. I controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate si attivano nel caso in cui da questa analisi risultasse uno scostamento pari al 20% tra entrate e uscite sul conto corrente.

Partono gli accertamenti quando il contribuente dichiara un determinato reddito annuo, ma sul suo conto corrente risultato risparmi superiori alle sue possibilità. Oppure quando ha fatto acquisti non in linea con la sua dichiarazione dei redditi. Da notare che per il Fisco è sospetto anche l’accumulo di denaro sul conto corrente senza effettuare prelievi. Infatti in questo caso si presume che il contribuente viva con del contante ricavato dal lavoro in nero. Sotto la lente del Fisco finiscono generalmente le movimentazioni di importi superiori ai 5 mila euro. Ad esempio i bonifici per acquistare auto o immobili o i trasferimenti di denaro all’estero. Anche le entrate sono soggette a controlli, dato che andranno giustificati i versamenti di importi elevati.

Nessun controllo invece per i prelievi in contatti sui quali però, nel caso in cui fossero superiori a 5 mila euro, potrebbe partire un controllo antiriciclaggio (la banca infatti chiede al cliente una dichiarazione scritta sul motivo per cui ha bisogno di quella somma).

Superanagrafe, ecco di cosa si tratta

Oltre al risparmiometro il Fisco dispone della cosiddetta superanagrafe: un database che contiene sia i dati dell’Agenzia delle Entrate che quelli della Guardia di Finanza. Il Fisco così può attingere a una grandissima massa di dati, cioè_

  • saldo del conto corrente a inizio e fine anno;
  • movimenti di entrata e uscita;
  • giacenza media.

In questo modo il confronto degli scostamenti tra entrate e uscite sui conti correnti risulta una operazione piuttosto semplice. Dall’agosto 2022 la superanagrafe viene utilizzata anche per controllare i conti correnti delle persone fisiche.

Quando scattano i controlli fiscali

L’Agenzia delle Entrate può controllare qualsiasi conto corrente di persona fisica. I più esposti agli accertamenti fiscale sono, chiaramente, i contribuenti dal profilo di rischio elevato. Per esempio, nel mirino del Fisco può entrare un accredito sostanzioso non presente nella dichiarazione dei redditi. I profili principalmente tenuti sott’occhio sono quelli dei liberi professionisti e dei titolari di partita Iva. E, in generale, quelli dei titolari di aziende in generale.

Il Fisco ad ogni modo non controlla soltanto i conti correnti, ma anche:

  • deposito titoli;
  • conti deposito;
  • buoni fruttiferi postali;
  • conto terzi;
  • investimenti in società di gestione collettiva del risparmio;
  • prodotti assicurativi;
  • carte di credito.

Spetta al contribuente giustificarsi davanti alle autorità in caso di movimenti sospetti. L’Agenzia delle Entrate, prima di accusare il contribuente, dovrà valutarne le ragioni con un contraddittorio preventivo. Il contribuente sarà convocato da un funzionario del Fisco, davanti al quale avrà modo di “difendersi” e giustificare le movimentazioni animale. Da qui l’importanza di avere in mano la documentazione necessaria per dimostrare che non ci sono state attività illecite, dato che l’onere della prova ricade sul contribuente. Se le prove del contribuente e vagliate del funzionare non dovessero risultare convincenti, potrà seguirne un accertamento fiscale. Ovvero un controllo specifico sulla situazione del contribuente.


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