I benzinai non ci stanno: multa inaccettabile, forse lo sciopero

Regnano rabbia e delusione tra i gestori delle pompe di benzina per il decreto approvato dal governo dopo i rialzi vertiginosi dei carburanti.

I benzinai non ci stanno a passare per capri espiatori e minacciano una due giorni di scioperi per le pesanti sanzioni e gli oneri previsti dal provvedimento. Domani secondo incontro con Palazzo Chigi dopo quello di venerdì scorso.

Col nuovo decreto carburanti il governo cerca di correre ai ripari dopo i vertiginosi aumenti dei listini delle pompe di benzina alla scadenza dello “sconto” sulle accise introdotto dall’esecutivo targato Draghi. Ma la misura ha provocato le ire dei benzinai, che hanno definito «inaccettabili» le sanzioni. Che prevedono, ricordiamo, fino a 6 mila euro di multa in caso di omessa indicazione del prezzo medio dei carburanti sui cartelli.

Inoltre c’è la sospensione per un massimo di 90 giorni in caso di recidiva. «Così ricade ancora una volta tutto su di noi, come se fossimo i colpevoli degli aumenti dei prezzi, non ci stiamo», insorgono i gestori delle pompe di benzina.

Domani il nuovo incontro con Palazzo Chigi

Solo l’incontro col governo – fissato per domani, martedì 17 gennaio – sembra poter scongiurare la due giorni di sciopero dei benzinai, prevista per il 25 e 26 gennaio prossimi su strade e autostrade. Stamattina si riuniranno le associazioni di rappresentanza dei gestori dei 22.500 impianti di servizio (Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc Confcommercio) per votare sì alla protesta proclamata la settimana scorso contro quella che hanno definito «l’ondata di fango». Una protesta rientrata dopo il primo incontro di venerdì col governo a Palazzo Chigi.

Ma i gestori sembrano intenzionati ad andare avanti dopo le mancate aperture del decreto e le sanzioni così elevate «per una misura che non serve a nulla». Contestatissima anche la sospensione dell’attività che secondo il provvedimento dovrebbe scattare alla terza violazione rischiando di portare alla chiusura definitiva, oltre a mettere in difficoltà i benzinai con le società con cui hanno siglati i contratti di fornitura.

Benzinai delusi e arrabbiati

Lo sciopero era stato congelato dopo il primo incontro di venerdì scorso con l’esecutivo, per attendere la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto sui carburanti. Per i gestori le multe avrebbero dovuto colpire soltanto i 4 mila irregolari che non comunicano i prezzi e ignorano le regole. Ma il decreto diceva altro e di conseguenza la delusione è stata profonda.

Le uniche cose su cui il governo ha ascoltato i benzinai, sottolinea Bruno Bearzi della Figisc, è la «media dei prezzi calcolata su base regionale» e lo «stop alle comunicazioni quotidiane». Per il resto, non si fa nulla per nascondere la profonda irritazione, soprattutto da parte della base. Per questo motivo appare molto probabile che lo sciopero sia confermato. Oltre agli oneri e alle sanzioni pesanti, preoccupa anche la tempistica stabilita dal decreto che ha dato al massimo 30 giorni di tempo per adeguarsi alla nuova normativa. Quando invece potrebbero volerci almeno 6 mesi per avere le autorizzazioni e necessarie e realizzare i cartelli, fanno notare alcuni gestori.

Il governo – per ora – tira dritto

L’esecutivo però non sembra disposto a fare marcia indietro. Per ora arriva la conferma dell’incontro di domani con le associazioni di categoria in quella che sarà la prima riunione del tavolo permanente di tutta la filiera per riordinare il settore.

Nel decreto è tornata a fare capolino l’accisa mobile – pensata nel 2007 da governo di Romano Prodi – che prevede ritocchi all’aliquota sui carburanti quando negli ultimi due mesi si sono verificati aumenti corposi del prezzo del greggio. Ad ogni modo l’esecutivo ribadisce che se i prezzi alle pompe di benzina dovesse salire ulteriormente la «sterilizzazione delle accise ci sarà».


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