I debiti bloccano la domanda di pensionamento? Sconvolgente quello che può succedere

Scopriamo se avere dei debiti con l’INPS influirà sulla domanda di pensionamento impedendo l’erogazione dell’assegno mensile. 

Un contribuente può essere debitore nei confronti dell’INPS, l’ente erogatore delle pensioni. Il dubbio su un possibile stop alla domanda di pensionamento, dunque, è lecito.

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Il lavoratore prossimo alla pensione deve inoltrare domanda all’INPS per poter lasciare il lavoro e ricevere mensilmente l’assegno pensionistico spettante. Una procedura semplice, che può essere svolta telematicamente, a condizione che il richiedente rispetti tutti i requisiti necessari per accedere alla forma di pensionamento scelta. Pensione di vecchiaia, pensione anticipata ordinaria, Opzione Donna, indipendentemente dallo scivolo usato per lasciare il lavoro, il cittadino dovrà soddisfare le condizioni anagrafiche e contributive. Dovrà, dunque, aver compiuto gli anni richiesti per il pensionamento e aver maturato il giusto numero di contributi. Possono essere 20 per la pensione di vecchiaia, 42 e dieci mesi per la pensione ordinaria (se uomini altrimenti 41 più dieci mesi), 35 per Opzione Donne, 30 o 36 per l’APE Sociale e così via. Può capitare, però, che ci siano debiti contributivi e che il lavoratore proceda ugualmente con la domanda di pensionamento. Cosa accadrà in tal caso?

Debiti contributivi e domanda di pensionamento, cosa succede?

I contributi sono una variabile fondamentale per poter andare in pensione e procedere con il calcolo dell’importo dell’assegno. Il lavoratore che non ha pagato tutti i contributi può incorrere in alcune problematiche. Nel primo caso mancano pochi pagamenti e con quelli versati si riesce comunque a superare il limite normativo. Di conseguenza, pur avendo dei debiti con l’INPS il cittadino potrà ugualmente fare domanda di pensionamento e ottenere l’erogazione mensile. L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, infatti, non ha il diritto di rifiutare una richiesta di pensione solo perché il lavoratore ha maturato dei periodi contributivi non corrisposti se soddisfa le condizioni di accesso al trattamento.

Quando scatta il rifiuto

Chi ha una bassa contribuzione, invece, può non soddisfare i requisiti e, dunque, non avere il diritto di usare la forma di pensionamento scelta. Di conseguenza l’INPS potrà respingere la domanda di pensione non tanto a causa del debito nei confronti dell’ente ma per la mancata soddisfazione dei requisiti necessari proprio per accedere alla pensione stessa.

Poniamo il caso di un lavoratore di 67 anni con 19 anni di contributi. Non avendo versato un anno di contribuzione si trova in una posizione debitoria dato che la pensione di vecchiaia si raggiunge con 20 anni di contributi versati.  Ciò significa che la domanda di pensionamento verrà respinta a meno che non si paghi il debito all’INPS. L’importo potrà anche essere dilazionato ma per ricevere l’assegno pensionistico occorrerà comunque attendere il pagamento dell’ultima rata. Solo nel momento in cui tutto il debito verrà saldato allora la pensione verrà accordata con un ricalcolo dell’importo sulla base di tutta la contribuzione maturata.

E chi la pensione la riceve già?

Un ultimo caso riguarda un pensionato che ha maturato il diritto ad un trattamento pensionistico pur avendo un debito contributivo con l’INPS. In tal caso l’ente continuerà ad essere credito e potrà ridurre l’assegno percepito fino a quando non recupererà tutte le somme dovute dal contribuente. Attenzione a non far diventare l’omissione contributiva una cartella esattoriale. In tal caso continuando a non pagare si rischia il pignoramento dei beni.


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