Riforma reddito di cittadinanza, si chiamerà Misura di Inclusione Attiva con assegno di 500 euro e non solo

Il reddito di cittadinanza non sarà cancellato del tutto ma cambierà nome e sarà ridimensionato sul piano del contributo economico mensile. Facciamo il punto della situazione.

Il Governo lo aveva già annunciato, ma ora arrivano alcune conferme che lasciano intendere quale sarà il reddito di cittadinanza del futuro.

reddito di cittadinanza
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Sì perché non sarà abbandonato del tutto, ma riformato in modo da fargli perdere quella caratteristica di ‘misura assistenzialistica’ che finora lo ha accompagnato, non senza vivaci critiche da più parti politiche.

Anzitutto il reddito di cittadinanza cambierà nome, perché non sarà più sintetizzato in RdC ma con la sigla MIA, ovvero Misura di Inclusione Attiva. Vediamo allora più da vicino la futura probabile ‘fisionomia’ della nuova misura di sostegno contro la povertà e la disoccupazione.

Non più reddito di cittadinanza ma Misura di Inclusione Attiva

Il nuovo reddito di cittadinanza è dunque quasi pronto per essere lanciato, o comunque è ormai definito nelle sue caratteristiche fondamentali. Sappiamo che il sussidio si stabilizzerà sui 500 euro al mese per i soggetti ritenuti non occupabili ed avrà invece un importo più basso per i soggetti occupabili, ovvero pari a 375 euro mensili.

Siamo insomma ai dettagli, però determinanti per il varo effettivo della nuova misura. La stesura del meccanismo, in un articolato documento scritto, è opera del Ministero del Lavoro, ma ora il passaggio successivo è dare una valutazione di massima sulla sostenibilità del nuovo reddito di cittadinanza per i conti pubblici. Sarà compito del Ministero dell’Economia e – dopo questo ulteriore fondamentale step – tra alcune settimane un nuovo decreto ad hoc sulla Misura di Inclusione Attiva – MIA potrebbe giungere in Consiglio dei Ministri.

Queste le tappe. Come accennato sopra, al momento si sa che il nuovo contributo mensile avrà un importo intorno ai 500 euro al mese, ma per gli occupabili sarà di circa 375. Non mancheranno aggiornamenti anche per ciò che attiene alle proposte di lavoro e alla possibilità di rifiutarle. Ci riferiamo in particolare all’offerta congrua che aveva generato vivaci discussioni nei mesi scorsi.

Il Ministero del Lavoro nei giorni scorsi ha reso noto che il Governo sta lavorando altresì a rafforzare il programma GOL (Garanzia occupazione lavoro). E questo in vista un nuovo patto di attivazione digitale. Insomma, la materia dei contributi ai disoccupati e del rilancio del lavoro tramite iniziative ad hoc sarà presto integrata da novità sostanziali, che non si fermano alla sola Misura di Inclusione Attiva che abbiamo citato.

Non poche le novità in arrivo per rilanciare le opportunità di lavoro in Italia

La linea è quella di potenziare soprattutto le politiche attive e di accompagnamento al lavoro, in modo che siano più efficaci rispetto alle esigenze del mercato. Ebbene, secondo la linea ministeriale, se è vero che l’obbligo di formazione per i beneficiari del reddito di cittadinanza era già previsto dalla legge, è anche vero che si era incagliato nell’assenza di ‘infrastrutture’ efficaci e nel ritardo nel rafforzamento dei centri per l’impiego, anzi visti come corresponsabili del mancato ‘successo’ del Rdc.

Con la revisione delle regole in materia, il Governo conta di migliorare le modalità di presa in carico e avviamento alla formazione. Previsti controlli continui e costanti da qui in avanti. Fulcro delle novità sarà il citato programma Garanzia Occupazione Lavoro, il quale ha già preso in carico per il tramite dei Centri per l’impiego quasi 200mila beneficiari del reddito di cittadinanza. Ecco allora che i percorsi di inserimento lavorativo e di aggiornamento o riqualificazione delle competenze, ovvero la parte formativa, dovranno diventare determinanti per l’efficacia delle nuove misure.

Secondo le prospettive, la MIA – Misura di Inclusione Attiva si potrà domandare – ed ottenere – non prima dal primo settembre 2023. Gli occupabili che oggi si avvalgono del reddito di cittadinanza per 7 mesi nel 2023, potranno così fare domanda per la MIA. Attenzione però: la misura avrà una durata inferiore rispetto al reddito.

Concludendo, ci si attende che la riforma potenzierà tutte le regole sui controlli, sulla decadenza dal beneficio per coloro che non osservano gli impegni di cui ai patti di inserimento al lavoro o di inclusione sociale, ma anche le norme relative ai reati per chi afferma il falso o lavora in nero pur incassando il sussidio. Grazie alla riforma del reddito e della pensione di cittadinanza  – quest’ultima di fatto inglobata nella MIA – l’Esecutivo mirerebbe a risparmiare un totale di almeno 2-3 miliardi l’anno rispetto ai 7-8 spesi annualmente per il reddito di cittadinanza.


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