Leasing auto e mancato pagamento rate, occhio a tenere la macchina: si rischia la condanna penale

Attenzione a non versare le rate del contratto di leasing auto e a trattenere il mezzo senza riconsegnarlo al legittimo proprietario, perché il rischio concreto è quello di andare incontro alla responsabilità penale per il reato di appropriazione indebita. Il caso recentemente affrontato dalla Cassazione.

La giurisprudenza è spesso assai utile nel chiarire alcune situazioni pratiche e controversie, fornendo orientamenti idonei a capire come comportarsi onde evitare problemi con la giustizia.

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Pensiamo ad esempio al caso dell’omesso pagamento delle rate del leasing e alla mancata restituzione della macchina: quali conseguenze ci sono? Ebbene secondo la Corte di Cassazione, costituisce un reato di appropriazione indebita di un veicolo a motore, oggetto di contratto di leasing, il non versamento delle rate e la mancata restituzione dell’auto, nonostante la palese violazione del contratto in essere.

Vedremo di seguito in sintesi le caratteristiche del caso concreto finito sotto la lente dell’Alta Corte e spiegheremo alcuni aspetti cruciali che ci permetteranno di capire il perché del pronunciamento della Cassazione nel senso sopra indicato. I dettagli.

Contratto di leasing autovettura e mancato pagamento rate: il contesto di riferimento

La sentenza in oggetto, ovvero la n. 4983 del 2023, è assai importante se pensiamo che la Corte di Cassazione è il supremo organo di giurisdizione italiana ed è giudice di ultima istanza. In quanto tale i suoi provvedimenti assumono un valore non secondario a livello di ‘precedente’, ed indicano anzi una linea giurisprudenziale di riferimento per tutti i successivi casi simili o analoghi.

Ebbene, come abbiamo accennato, la Corte si è pronunciata su una controversia avente ad oggetto un contratto di leasing auto, ovvero un accordo scritto in base al quale una società finanziaria (proprietaria di un mezzo) concedeva al cliente l’uso dello stesso a fronte del versamento di un anticipo e di una rata mensile. Di fatto siamo innanzi ad un impegno di “locazione finanziaria”, secondo termini temporali ed importi in denaro della rata che sono decisi contestualmente.

Interessante notare che il contratto di leasing termina tipicamente alla scadenza pattuita tra le parti ed il cliente sarà tenuto alla riconsegna del mezzo concesso in leasing. Ma è vero che i privati a fine contratto potranno anche scegliere se riscattare il veicolo versando una maxi rata finale, oppure terminare semplicemente il rapporto o ancora sottoscriverne un altro per un nuovo veicolo.

Il caso concreto e le difese del privato indagato

Vero che il cliente che non adempie all’obbligo di pagamento delle rate mensili sarà esposto alla conseguenza per cui il soggetto concedente il mezzo potrà senza indugio richiedere la risoluzione del contratto e la restituzione del bene. La Cassazione ha recentemente affermato che ricorrono gli estremi dell’appropriazione indebita, nel caso in cui il privato cittadino si tenga la macchina senza riconsegnarla, pur non avendo pagato le rate.

In particolare ad affermarlo è stata la Seconda Sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza n. 4983/2023 sopra menzionata, che ha tratto spunto da una controversia giunta fino al giudice di legittimità. Il caso ha visto in precedenza coinvolto il Tribunale di Sondrio, il quale rigettava la domanda di riesame del decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari, nei confronti di un privato indagato per il reato di appropriazione indebita di un’autovettura, oggetto di contratto di leasing.

Contro il provvedimento il privato che aveva ottenuto il leasing si era difeso, sostenendo che la società concedente non aveva espressamente manifestato la volontà di sfruttare la clausola risolutiva espressa, dopo il mancato pagamento di alcune rate. Ciò secondo la tesi dell’avvocato del privato indagato indicherebbe che la protrazione del possesso dell’autovettura non poteva considerarsi illecito o comunque un caso di appropriazione indebita.

Ancora, il difensore dell’indagato sosteneva che la società concedente aveva semplicemente comunicato con lettere di messa in mora, la possibilità di adottare detto ‘rimedio caducatorio’ – così si dice in gergo – in ipotesi di protrazione dell’inadempimento, senza manifestare apertamente la volontà di farlo al più presto.

La decisione della Cassazione e il reato di appropriazione indebita

Secondo il ragionamento della Corte di Cassazione, il ricorso del privato è inammissibile perché in verità dalle diffide recapitate al responsabile della violazione, si evinceva la volontà della società concedente di avvalersi della clausola risolutiva espressa del contratto, laddove non fosse giunto entro 15 giorni il versamento delle rate scadute e non saldate – collegate al contratto di leasing. Non solo. Si palesava altresì l’esplicita richiesta di restituzione del veicolo in ipotesi di continuativo inadempimento, in conformità con quanto previsto nel contratto.

Ecco perché rileva in particolare l’art. 646 del Codice Penale, il quale sanzione per appropriazione indebita colui che, onde procurare a sé o ad altre persone un ingiusto profitto, si appropria del denaro o di un’altra cosa mobile altrui, della quale abbia il possesso (in questo caso l’automobile in leasing). Il reato secondo la Cassazione ricorre perché nel caso affrontato è emerso l’effettivo possesso del bene, che è presupposto dell’illecito penale in oggetto.

Concludendo, ricorre dunque il reato di appropriazione indebita in considerazione della condotta dal detentore del bene (l’automobile), il quale oltre a non pagare, si è reso responsabile della mancata riconsegna del mezzo al legittimo proprietario (la società concedente).


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