Pensioni, ecco come come il governo pensa di superare la legge Fornero

Al via il tavolo di confronto coi sindacati per la riforma delle pensioni. Obiettivo del governo: superare la legge Fornero.

Il nuovo esecutivo non ha mai fatto mistero di puntare al superamento della legge Fornero. E appare intenzionato a passare dalle parole ai fatti con l’inizio, previsto per oggi, del tavolo di confronto coi sindacati per la riforma delle pensioni.

L’obiettivo del governo, come ha ribadito in commissione Lavoro del Senato la ministra del Lavoro, Marina Calderone, è quello di coinvolgere tutti gli attori sociali e istituzionali per mettere a punto una riforma il più possibile condivisa.

L’esecutivo mira a una riforma che assicuri flessibilità al sistema pensionistico, per cercare di garantire ad alcune categorie di poter lasciare in anticipo il mercato del lavoro. Come hanno tentato di fare a più riprese i governi che hanno cercato di mitigare la stretta sulle regole introdotta con la legge Fornero. Basta pensare a misure – dal raggio limitato sia come platea come durata, che rischiano di saltare a ogni cambio di governo – come Ape sociale (confermata per un altro anno) o Quota 100, per non parlare dell’ultima Quota 103.

Difficile dunque riuscire a fare progetti nel campo della pensione, dato che – a parte quelle della legge Fornero – mancano regole certe in questo campo. Una stagione su cui la riforma pensata da Calderone mira a mettere la parola fine. Si parla dunque di una riforma strutturale che dovrebbe toccare soprattutto i pensionamenti anticipati, andando a ridurne il requisito contributivo.

L’esecutivo mira a Quota 41 per tutti

L’ipotesi sul tavolo è quella di una Quota 41 per tutti. Si studia come estendere a tutti la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Un obiettivo già nei piani del governo gialloverde, poi arenatosi dopo la caduta del governo, la crisi pandemica e il governo di Mario Draghi.

Con la Lega di nuovo al governo Quota 41 torna a riaffacciarsi. E se per ragioni di costi Quota 41 per tutti non potrà arrivare nel 2023, l’obiettivo della riforma è quello di introdurla entro la fine di questa legislatura.

Quota 41, di che si tratta?

La misura conosciuta come Quota 41 permette di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Già oggi si può fare ricorso a questa possibilità, ma ad alcune condizioni:

  • essere un lavoratore precoce, con 12 mesi di contributi già maturati prima di aver compiuto 19 anni di età;
  • appartenere a una delle categorie dei fragili: vale a dire disoccupati, invalidi al 74%, caregiver o addetti a lavori gravosi.

La riforma che ha in mente il governo mira a permettere a tutti i lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi. Superando così, di fatto, la legge Fornero per la cosiddetta pensione anticipata, che non considera tanto l’età, ma il requisito degli anni di contributi è maggiore (42 anni e 10 mesi per gli uomini, a 41 anni e 10 mesi per le donne).

Perché il governo insiste con Quota 41

Sono due le possibilità per superare la legge Fornero: cambiare la pensione anticipata oppure la pensione di vecchiaia. Impossible, per una questione di costi, cambiare entrambe. Come del resto ha spiegato anche il ministro Calderone, ricordando la necessità di garantire “equilibrio” al sistema pensionistico.

La più praticabile tra le due alternative appare quella di un ritocco alla pensione anticipata. Con l’estensione di Quota 41 a tutti si avrebbe un costo immediato di 4 o 5 miliardi, con un picco di 9 miliardi nei prossimi anni. Più costosa invece la revisione della pensione di vecchiaia (magari abbassandola da 67 a 62 anni come hanno chiesto a più riprese i sindacati: una misura che finirebbe per costare più del doppio).


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