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Economia

TFS, spunta l’interesse sull’anticipo: facciamo chiarezza

Le banche propongono un anticipo sul TFS in forma di prestito convenzionato. Ma c’è qualche variabile da tenere in considerazione.

Anticipo sul TFS ma col pagamento di una quota di interesse. In pratica, una tassazione sul denaro accantonato. Sembra essere questa la direzione intrapresa con le recenti novità in materia di crediti fiscali.

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Un emendamento all’omonimo decreto, infatti, palesa il rischio di vedere applicata al Trattamento di Fine servizio una percentuale di interesse qualora si procedesse alla richiesta di un anticipo. Una proposta avanzata dalle banche e che, evidentemente, stona apparentemente con la concezione stessa della pratica, leggibile come una necessità dettata da determinate condizioni. In realtà, l’emendamento è più complesso e mira, almeno sulla carta, a semplificare il ricorso ai finanziamenti da parte dei lavoratori del pubblico impiego. Attraverso l’applicazione di un tasso di interesse, non sarà necessario ricorrere ad altre forme di reperimento delle risorse necessarie (ad esempio la cessione del quinto) a spese come l’acquisto di una casa. Il problema, semmai, è che la modifica del TFS andrebbe a creare uno squilibrio con i lavoratori del settore privato, il cui TFR resterà immutato.

Va ricordato che il Trattamento di Fine servizio è un’indennità maturata e fruita sotto forma di diritto, da parte dei lavoratori che figurano come dipendenti pubblici statali (con assunzione a tempo indeterminato) in data antecedente al 1° gennaio 2001. Contrariamente al TFR, accantonamento a carico del datore di lavoro e destinato ai dipendenti del privato, al momento il TFS non permette l’utilizzo in anticipo di parte delle somme accumulate. La normativa proposta si inserisce esattamente in questo contesto. A partire dal mese di febbraio, l’Inps provvede all’erogazione degli anticipi sulla liquidazione, nella misura del 100% dell’importo dovuto e tasso appena superiore all’1%. Una possibilità garantita solo a coloro che risultano iscritti al Fondo credito, peraltro con prelievo sulla pensione pari allo 0,15%, da aggiungere al suddetto tasso di interesse. Con le banche funziona diversamente.

TFS, liquidazione prima della pensione: la proposta delle banche

L’emendamento proposto al decreto Crediti fiscali potrebbe riscrivere la normativa vigente in materia di anticipo sulla liquidazione. Qualora la proposta andasse in porto, ai dipendenti pubblici sarebbe permesso di ricevere la propria liquidazione, o parte di essa, prima dell’accesso alla pensione per fine servizio. Nello specifico, il dipendente statale potrebbe richiedere un anticipo delle proprie somme accantonate a un istituto di credito, la cui garanzia sarebbe il TFS stesso. Al momento dell’accesso al Trattamento completo, il lavoratore avrà la possibilità di estinguere i ratei del proprio prestito. Tecnicamente, una soluzione vantaggiosa considerando che non vi sarebbe l’obbligo di un garante né del reperimento di altre somme per chiudere la pendenza bancaria. Il punto contestato riguarda proprio il parco limitato di dipendenti (i soli iscritti al Fondo credito) abilitati alla richiesta e il tasso di interesse applicato, seppur minimo. Senza contare l’incognita della ritenuta relativa alle spese di amministrazione, pari allo 0,5%.

Le criticità

Non è chiaro se, all’ultimo giro di boa, possano essere superate le criticità con dei cavilli ad hoc. Di sicuro, il versamento di interessi sarebbe previsto in quanto, pur a fronte di una garanzia come il Trattamento di Fine servizio, gli istituti di credito andranno a coprire le somme elargite con un plus richiesto, peraltro in crescita, garantendosi al contempo un prestito sicuro. Il TFS, in quanto elargito ai dipendenti pubblici, può essere definita a tutti gli effetti una garanzia statale. E, come tale, di sicuro introito. In sostanza, sulla base degli elementi che attualmente caratterizzano l’emendamento, il rischio principale è che l’anticipo possa sorridere più alle banche che ai lavoratori. Il prestito sarebbe infatti detratto dall’accantonamento e restituito tramite le somme restanti sul TFS. A quel punto, nella maggior parte dei casi, la liquidazione potrebbe non riuscire a sommarsi con la pensione.


    Damiano Mattana

    Laureato in Lettere, giornalista e web content writer. Ha condotto inchieste su temi di attualità e sociale. Scrive di economia, politica, esteri e Vaticano.

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