Evitare in modo sistematico le buone abitudini cognitive, emotive e alimentari accresce la vulnerabilità del cervello rispetto a malattie degenerative come l’Alzheimer o alter forme di demenza.
Come ogni altra parte del corpo anche il cervello ha bisogno di esercizio e giusti alimenti. Un neuroscienziato, Richard Restak, si è occupato dell’argomento scrivendo più di 20 libri sul cervello durante l’arco della sua carriera.
Il Dr. Richard Restak 81 enne è attualmente è professore clinico di neurologia presso la George Washington Hospital University School of Medicine and Health Sciences. Si è occupato della conoscenza relativa al rafforzamento e al miglioramento cognitivo delle funzioni cerebrali.
Come neuroscienziato, ha trascorso decenni guidando pazienti con problemi di memoria attraverso abitudini ed esercizi che migliorano l’uso delle nostre attitudini mentali.
La prima buona abitudine è quella di leggere romanzi, guardare film o meglio osservare dipinti ricordandone successivamente i dettagli. Leggere romanzi permette di allenare indirettamente la memoria, procedendo in ordine cronologico alla lettura e accumulando informazioni; stimolando l’interesse per il rafforzamento dell’attitudine a richiamare le informazioni acquisite al fine di comprendere e godere della trama.
Un altro allenamento più impegnativo è quello di osservare dipinti che ci piacciono, fino a poterne rievocare l’immagine senza guardarlo con tutti i particolari presenti.
Il Dr Restak ha notato che le opere d’arte e quindi di fantasia richiedono di esercitare la memoria per mantieni una varietà di dettagli, personaggi e trame spesso inusuali rispetto al quotidiano. “Ho notato nei miei anni come neuropsichiatra che le persone con i primi sintomi di demenza precoce, spesso hanno smesso di leggere romanzi.”
Per chi studia inoltre è consigliato un riposo compreso tra mezz’ora e un ora e mezza. Si tratta dei sonnellini pomeridiani da mantenersi sotto i 90 minuti; si tratta di una durata ideale che ha mostrato l’incremento della capacità successiva di richiamare le informazioni memorizzate prima del pisolino.
Diversi studi hanno anche mostrato che i sonnellini possono compensare il cattivo sonno notturno. Se si lotta con l’insonnia, un pisolino a metà pomeriggio può aumentare le prestazioni mnemoniche. Un altro modo per ottenere risultati è quello di prendere l’abitudine a convertire tutto ciò che si ha difficoltà a ricordare in un immagine bizzarra o paradossale. Questo è un esercizio che è stato studiato a lungo ed è a tutti gli effetti una mnemotecnica tra le più conosciute.
Un’altra abitudine molto poco nota è alimentarsi seguendo una dieta che integra sostanze utili per il cervello. Il cibo per il cervello o brain foods è un’etichetta creata dalla dottoressa Uma Naidoo, psichiatra nutrizionale presso la Harvard Medical School.
Quali sono gli alimenti migliori per mantenere “in forma” il cervello? Secondo la ricerca nella dieta non possono mancare: gli alimenti ricchi di fibre e di antiossidanti, come pesce azzurro, frutta e verdura, gli oli vegetali, i legumi, le proteine vegetali e delle carni magre. Si citano oltre a questo le spezie o il cacao; uno studio del 2020 ha scoperto che i flavonoidi del cacao, gli ingredienti del cioccolato fondente, possono migliorare la memoria episodica nei giovani adulti sani.
Infine, come non citare l’attività motoria? Uno studio recente su 82.872 volontari ha rilevato che i partecipanti di 80 anni o più, impegnati in un livello moderato o alto dall’attività fisica erano a minor rischio di demenza, rispetto agli adulti inattivi di età compresa tra 50 e 69 anni. La vita sedentaria e l’assenza di movimento attivo fanno la differenza sulla circolazione sanguigna, l’ossigenazione e il nutrimento dei tessuti.
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